corsa tra scoiattoli
Tra possibili nuovi Presidenti, guerre che si avvicinano all'Europa e scandali alla corte inglese, buona settimana con le Weekly Pills!
CCCC: Corsa al Colle, Concordia, Cannabis e… Covid-19
Si è aperta la settimana decisiva per la corsa al Colle. Le votazioni iniziano lunedì 24 e i nomi per il successore continuano a susseguirsi: Mattarella ha più volte detto che non ha intenzione di ricandidarsi, eppure continua ad essere uno dei candidati più gettonati. Mario Draghi è l’altro nome su cui la maggioranza potrebbe convergere, e la candidatura di Silvio Berlusconi nel centrodestra sembra essere una certezza: il giornalisti hanno soprannominato le sue manovre per farsi eleggere “operazione scoiattolo”. Berlusconi sta infatti stanando uno a uno i parlamentari che gli servono per ottenere i 505 voti necessari dalla quarta votazione in poi: considerando che il centrodestra ne esprime circa 480, e qualcuno potrebbe non votare per lui, ha contattato in questo giorni 50 parlamentari, provenienti perlopiù dal Gruppo Misto.
Continuano a circolare nomi di donne come l’attuale presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, che attualmente ricopre seconda carica dello Stato, Marta Cartabia, Guardasigilli, e l’ex ministro Paola Severino. Infine, sono sempre molto quotati l’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, l’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini e l’ex premier Romano Prodi.
Giovedì 13 gennaio c’è stato l'anniversario del naufragio della Costa Concordia. La nave da crociera era partita il 13 gennaio 2012 da Civitavecchia ed era diretta a Savona, ma è naufragata davanti l’isola del Giglio, in Toscana, a causa di una manovra azzardata che l'ha fatta urtare contro la scogliera. La cerimonia in ricordo delle 32 vittime si è tenuta proprio sulla piccola isola, insieme ai superstiti, soccorritori e isolani. Alcuni familiari delle vittime hanno dichiarato che la rabbia è passata, e che sono riusciti anche a perdonare il comandante Francesco Schettino, recluso nel carcere di Rebibbia.
ll dramma delle mascherine rosa: giovedì le forze dell’ordine di alcune questure hanno fatto sapere che non indosseranno le mascherine Ffp2 loro consegnate perché il dispositivo è di colore rosa, pertanto “non fanno onore alla divisa”. Il sindacato autonomo Sap ha chiesto al capo della Polizia Lamberto Giannini che vengano sostituite con quelle bianche, azzurre, blu o nere. Ovviamente si è scatenata la polemica, soprattutto perché dall’inizio della pandemia, gli agenti di polizia si sono lamentati più volte per la mancanza di mascherine che, ricordiamo, hanno la sola funzione di proteggerci dal virus.
Contro la cannabis light. Mercoledì 12 gennaio, alla conferenza Stato-Regioni è stata raggiunta un’intesa che paragona la cannabis light a una qualsiasi altra sostanza stupefacente. Coltivatori e rivenditori di infiorescenze di cannabis light rischiano quindi di subire le sanzioni del Testo unico sulle droghe, e potrebbero essere accusati di vendere una sostanza sostanza stupefacente anche se contiene meno dello 0,6 per cento di Thc. Ma non ci sono solo brutte notizie: il prossimo 15 febbraio la Corte Costituzionale si pronuncerà sull’ammissibilità di otto referendum, fra cui quello sulla cannabis, le cui firme sono state considerate ammissibili dalla Corte costituzionale mercoledì 12 gennaio. Il referendum propone di depenalizzare la coltivazione, abolire il carcere per qualsiasi condotta illecita relativa alla cannabis, con l’eccezione dell’associazione finalizzata al traffico illecito, ed eliminare la sanzione della sospensione della patente di guida.
A proposito di Covid-19, è entrato in vigore l’obbligo vaccinale per gli over 50: chi non esibirà il super green pass sul luogo di lavoro dovrà pagare una multa tra i 600 e i 1500 euro, mentre, in caso di inosservanza dell’obbligo vaccinale si applica una sanzione di 100 euro. Le uniche regioni rimaste in zona bianca sono Puglia, Umbria, Molise, Basilicata, Campania e Sardegna mentre è stato introdotto l’obbligo di super green pass per salire su mezzi di trasporto, mangiare nei locali (anche all’esterno), andare nei musei e nei centri benessere, nei parchi divertimento e nei centri culturali come casinò e sale gioco. Assieme a supermercati e farmacie, le chiese sono tra i pochi luoghi rimasti in cui non è richiesto il green pass. Nel frattempo le scuole hanno riaperto, ma qualche comune ha deciso di posticipare l’ingresso nelle aule.
Infine Pfizer ha annunciato che il vaccino contro Omicron sarà pronto a marzo, mentre le previsioni dell’Oms dicono che entro due mesi oltre il 50% degli europei sarà contagiato.
Pericolosamente vicini alla guerra
“Un rischio concreto di un nuovo conflitto armato per l’Europa”. Una dichiarazione, quella del segretario della Nato Stoltenberg, che suona come una sentenza, e che fa intuire facilmente la serietà della questione ucraina, sviluppatasi sottovoce al confine con la Russia ma che nelle ultime settimane ha scomodato Nato, Usa e Unione Europea, peggiorando di giorno in giorno.
Un piccolo recap: a novembre dello scorso anno la Russia - sfruttando il rumore mediatico della crisi dei migranti tra Polonia e Bielorussia - aveva iniziato ad ammassare decine di migliaia di soldati sul confine ucraino, e a tenere esercitazioni militari. Già allora era cominciato a colare un po’ di sudore sulla fronte della comunità internazionale, visto che nel 2014 una situazione simile aveva portato all’invasione della Crimea, tuttora occupata. Erano stati poi citati report della CIA, che parlavano di un piano d’invasione già approntato dalle autorità russe, che avrebbe coinvolto 170 mila militari e che avrebbe avuto luogo agli inizi del 2022. Il tutto nel silenzio stampa del Cremlino, che rivendicava il diritto di eseguire esercitazioni militari entro i propri confini.
Col passare delle settimane il quadro è diventato chiaro. L’obiettivo della Russia non è (solo) l’Ucraina, ma la NATO, accusata di volersi espandere sempre più a est entro i confini dell’ex Unione Sovietica, e sempre più minacciosamente vicina alle frontiere russe. La Russia, sin dallo scioglimento dell’Urss, è stata ossessionata dal mantenimento del suo spazio vitale geopolitico, che tutta una serie di Stati-cuscinetto (dalla Lettonia ai Paesi Baltici) avevano l’obiettivo di mantenere. Nel corso dei decenni dopo la fine della Guerra Fredda, l’influenza del Patto Atlantico ha continuato ad espandersi sempre più a est, includendo ben 14 Paesi dell’Europa orientale e assottigliando sempre di più la zona di comfort di Putin. A ciò si è aggiunta nel 2008 la promessa, ufficiale ma mai formalizzata, di tenere le porte della Nato aperte alla Georgia ma soprattutto all’Ucraina, nella prospettiva di un ingresso futuro (che non dispiacerebbe a Kiev).
Ed è proprio qui che non si chiude più la matrioska.
Il Cremlino non può assolutamente permettere che la Nato inglobi l’Ucraina, perché vorrebbe dire ritrovarsi l’esercito nemico letteralmente “alle porte della Federazione”, oltre che permettere un’ulteriore occidentalizzazione dell’Ucraina, cosa che potrebbe causare pericolose influenze anche nei confini nazionali. Dall’altra parte la Nato non può rimangiarsi la parola data nel 2008, pena un’enorme perdita di credibilità, e non può lasciare che un Paese straniero detti legge sulla sua politica di inclusione della “porta aperta”.
L’escalation militare delle ultime settimane ha quindi reso necessario il ricorso alla diplomazia, tramite una serie di summit organizzati proprio in settimana a Ginevra (tra Russia e Stati Uniti), Bruxelles (tra Russia e Nato) e Vienna (tra Russia e Osce, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa). Il risultato? Apparentemente un nulla di fatto. Le parti sono risultate inamovibili, per motivi rispettivamente considerati sacri: le richieste della Russia (tra cui la demilitarizzazione di Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania, in cui sono stanziati corpi di combattimento Nato) avrebbero fatto tornare l’Alleanza ai confini del 1997; la politica espansionistica della Nato, dal canto suo, contrasta fin troppo con la paranoia post sovietica.
Gli analisti ritengono che, alla luce dei fallimenti diplomatici, un’invasione russa sia possibile (anche se assolutamente non inevitabile): i piani ci sono, le truppe sono già stanziate, forse a Putin servirà solo un pretesto. Il primo ministro polacco ritiene che l’Europa non sia così vicina a una guerra da 30 anni, e anche il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan ha definito “alta” la “minaccia di un’invasione militare”. Inutile dire che le prossime settimane, se non i prossimi giorni, saranno chiave per capire se ci sarà ancora spazio per la diplomazia.
Nel resto del mondo
Novax Djokovic
Più colpi di scena di una soap opera argentina. L’epopea di Novak Djokovic per giocare agli Australian Open si è (forse) conclusa ieri, con la revoca definitiva del visto per entrare in Australia da parte del ministro dell’immigrazione Alex Hawke in persona. Djokovic la scorsa settimana aveva provato ad entrare in Australia - dove vige l’obbligo di vaccinazione - senza vaccino, forte di un’esenzione del governo locale. Esenzione stralciata in aeroporto dal governo di Canberra. I legali del tennista avevano fatto immediato ricorso alla Corte Federale e, dopo diversi giorni in isolamento, lunedì era arrivata la sentenza che scagionava il giocatore, autorizzandolo a giocare nel torneo (che inizia dopodomani). Djokovic però ha potuto godersi solo qualche giorno di allenamento, perché venerdì il governo ha deciso di annullargli il visto per la seconda volta, per “motivi di salute e di ordine pubblico”. Una doccia fredda che fa rima con “espulsione dal Paese”: per questo gli avvocati di Djokovic hanno immediatamente impugnato la decisione, e da oggi fino al giorno della sentenza Novak sarà in isolamento in un luogo segreto concordato tra le parti. Solo domani i suoi fan sapranno se il giocatore numero uno al mondo potrà partecipare agli Open di Melbourne, o verrà deportato dall’Australia.
Scandali a corte
Il principe Andrea, figlio della Regina Elisabetta e Duca di York, non potrà più essere chiamato “Sua Altezza Reale” e ha perso tutti i suoi titoli militari e gli incarichi regali. E’ stata la Regina in persona ad approvare la decisione, a seguito delle accuse di abusi sessuali per cui Andrea verrà processato a breve negli Stati Uniti: è recente infatti la decisione del giudice di New York di non archiviare la richiesta di causa civile intentata da Virginia Giuffre, che ha accusato il Duca di York di abusi sessuali quando aveva 17 anni, all’interno del più vasto caso Epstein, il milionario statunitense morto in prigione nel 2019, tristemente noto per traffico sessuale internazionale di minori. Intanto il premier Boris Johnson ha chiesto scusa davanti ai parlamentari britannici per lo scandalo “party-gate”, cioè per aver partecipato a un party alcolico organizzato nei giardini degli uffici governativi (il 10 di Downing Street) a maggio 2020, quindi in pieno lockdown. Sia l’opposizione che il suo stesso partito gli hanno chiesto le dimissioni, per la grave mancanza di rispetto nei confronti del popolo inglese, costretto a casa durante i mesi più bui di inizio pandemia. Non si mette bene per BoJo.
Ripercorrere 10 anni dopo il disastro della Costa Concordia.
Di chi è la colpa se siamo soli e zitelli?
Magari chiudiamola, la Porta dell’Inferno.
Per ricordarci che la Natura è tutto un bellissimo, e fragilissimo, effetto Domino.
Se non sapete ancora cosa sia il Web3, siete dei boomer.
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Stai sul pezzo
Lunedì la Campania finisce in zona gialla, mentre la Valle d’Aosta passa all’arancione.
Martedì un asteroide passerà a 1,9 milioni di km (molto vicino) dalla Terra. Don’t look up.
Dal 20 gennaio il green pass sarà necessario per accedere a parrucchieri ed estetisti, e per i colloqui in presenza con i detenuti.