Già due anni?
Tra anniversari drammatici, morti sospette e Wikileaks, buona settimana con le Weekly Pills!
Recappigro
Navalny è morto, ma non si sa di cosa e non si vede il corpo. Ci sono stati molti dubbi e proteste.
Sono passati ufficialmente due anni dall’inizio della guerra in Ucraina: a che punto siamo?
Sono gli ultimi giorni critici per Assange, e a Gaza la situazione continua a peggiorare.
Di che morte morire?
Lo scorso venerdì, il 16 febbraio, è morto Alexei Navalny, il principale oppositore del presidente russo Vladimir Putin: è successo durante la sua “ora d’aria”, fuori dal carcere di massima sicurezza IK-3, al di sopra del Circolo polare artico, in cui era stato trasferito in gran segreto a fine dicembre.
Solo il giorno prima Navalny aveva partecipato in video dalla prigione a un’udienza per uno dei suoi tanti processi: sembrava relativamente in salute e di buon umore. Ma è stata, invece, la sua ultima apparizione pubblica.
La storia del più importante dissidente russo degli ultimi quindici anni è stata molto raccontata questa settimana, non solo per le tante ombre che ancora circondano la sua morte, ma anche perché conoscere l’eredità politica di Navalny è fondamentale per capire passato, presente e futuro della Russia.
Nato in una cittadina fuori Mosca nel 1976, avvocato di formazione, Navalny ha cominciato a interessarsi di politica nei primi anni Duemila, candidandosi con il partito liberale e nazionalista Yabloko. Il suo ruolo di leader dell’opposizione si consolidò negli anni successivi, anche grazie alla sua attività di blogger e attivista: è sempre stato molto presente su Internet e sui vari social media, dove ha portato avanti la sua lotta alla corruzione contro il governo autoritario di Putin (che è al potere ormai ininterrottamente dal 1999).
I primi guai giudiziari sono arrivati tra il 2011 e il 2012, gli anni delle ultime grandi proteste organizzate dall’opposizione russa, ma violentemente represse: da questo momento non solo furono rese illegali tutte le formazioni politiche con cui Navalny cercò di candidarsi, ma fu lui stesso incriminato di vari reati come corruzione, evasione fiscale, vandalismo e un non meglio precisato “estremismo”.
L’attacco più grande contro la vita di Navalny, però, risale al 20 agosto 2020, quando è entrato in coma dopo essere stato avvelenato dai servizi segreti russi con un agente nervino. Riuscì a salvarsi grazie a un ricovero d’urgenza in Germania, ma poi nel gennaio del 2021 decise di ritornare in patria, consapevole che sarebbe stato subito arrestato.
Da quel momento ha iniziato a scontare una lunga condanna, per accuse considerate pretestuose, e ha rischiato più volte di morire, a causa di continue violenze fisiche e psicologiche. Per molti, quindi, la morte di Navalny è a tutti gli effetti un “omicidio”.
La speranza, ora, è che, insieme a lui, non sia morta anche l’ultima forza di opposizione democratica della Russia.
Come passa il tempo quando non ci si diverte
Il 24 febbraio del 2022 il mondo si è risvegliato con la notizia dei bombardamenti su Kyiv e su quasi tutte le altre grandi città dell’Ucraina: sono passati due anni ormai da quando il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato l’inizio di una grande “operazione militare speciale”, ma le perdite di vite umane e le sofferenze di milioni di persone sono ancora molto alte.
Quella che nei piani dell’esercito russo sarebbe dovuta essere una “guerra lampo” è diventata presto un conflitto logorante su vasta scala, con conseguenze significative anche sugli equilibri geopolitici internazionali.
Dall’inizio dell’invasione la situazione è cambiata profondamente, più volte, come si può notare anche dagli sviluppi più recenti. La scorsa domenica, ad esempio, l’esercito russo ha conquistato Avdiivka, una piccola città nell’est dell’Ucraina, da alcune settimane uno dei principali luoghi di battaglia: è un’importante vittoria per la Russia e il più grande cambiamento nella linea del fronte orientale.
In generale, la controffensiva ucraina dello scorso anno è fallita e negli ultimi mesi l’esercito ucraino sta incontrando diverse difficoltà a resistere all’avanzata di quello russo. Questo anche a causa dei sempre più frequenti tentennamenti politici sul sostegno all’Ucraina: la mancanza di rifornimenti di armi da parte degli Stati Uniti e dell’Unione europea, infatti, rischia di rendere il rapporto di forze ulteriormente favorevole per la Russia.
Senza un vero cambiamento nella portata degli aiuti militari (la discussione intorno ai nuovi pacchetti è al momento ancora in stallo) e senza nuove strategie, sarà impossibile ottenere una svolta risolutiva.
Due anni di distruzioni massicce, di bombardamenti e attacchi missilistici continui in tutto il Paese stanno lasciando impronte sempre più indelebili non solo sui luoghi (i danni agli edifici sono innumerevoli), ma anche sulla popolazione: più di 3 milioni di persone, infatti, non dispongono dei servizi di base, vivono in scantinati freddi e bui e devono affrontare, ogni giorno, la costante minaccia della violenza e dello sfollamento.
Ancora una volta, insomma, sono i civili a pagare i costi di una guerra la cui fine continua a essere molto lontana.
Nel resto del mondo
Niente più cibo: il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite ha sospeso le consegne di aiuti alimentari nel nord della Striscia di Gaza a causa dei continui attacchi subiti dal personale. I trasporti riprenderanno quando potranno essere effettuate distribuzioni più sicure.
Un altro veto: per la terza volta gli Stati Uniti hanno bloccato una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite che chiedeva un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza. Il motivo? “Non mettere a rischio” i negoziati in corso per il rilascio degli ostaggi. Nel frattempo, è stata annunciata la bozza statunitense di una risoluzione alternativa.
Ministri in trasferta in Brasile: a Rio de Janeiro si è tenuta la riunione dei ministri degli Esteri dei Paesi del G20. Durante i due giorni di incontri, i partecipanti si sono focalizzati sulle crisi internazionali e sulla necessità di riformare la “governance globale”.
Ci riprova: Ursula Von der Leyen ha annunciato la sua candidatura per un secondo mandato come presidente della Commissione europea (è in carica dal 2019). La sua nomina ufficiale dovrà essere approvata durante la conferenza del Partito popolare europeo, in programma a marzo.
L’india sta vietando lo zucchero filato (ci abbiamo fatto anche un video, lo trovate domenica su TikTok 👀)
C’ sta ‘o mar’ for’, per davvero
Avete già arredato casa di rosso?
Stai sul pezzo
Il 28 febbraio si celebra la giornata mondiale delle malattie rare.
Il 29 febbraio l’anno scorso non c’era.