Ma è in diretta?
Tra TG armati, votazioni taiwanesi e carne di cane, buona settimana con le Weekly Pills!
Recappigro
Oggi si vota a Taiwan e sarà un big deal.
In Ecuador è guerra aperta tra governo e gang criminali.
In Corea del Sud smetteranno di mangiare carne di cane ed è iniziato il processo all’Aja contro Israele.
Share televisivo
In Ecuador è cominciata una delle crisi più gravi degli ultimi anni: fra lunedì e martedì ci sono state varie rivolte nelle carceri, gravi violenze per le strade e anche un assalto armato alla televisione pubblica. È stato dichiarato lo stato di emergenza e tutto l’esercito è ora mobilitato. Ma facciamo un passo indietro.
Uno dei più potenti narcotrafficanti del Paese, José Adolfo Macías Villamar detto il “Fito”, il capo della banda criminale Los Choneros, la scorsa settimana è evaso dal carcere di massima sicurezza di Guayaquil e, da allora, è ancora latitante. Era in prigione dal 2011 (ad eccezione di un’altra fuga nel 2013) condannato per criminalità organizzata, traffico di droga e omicidio, ma si pensa che in tutti questi anni abbia continuato a comandare il gruppo.
L’evasione di “Fito” ha dato il via a una serie di rivolte: vari agenti di polizie nelle carceri ecuadoriane sono stati presi in ostaggio dai detenuti. Uno di questi poliziotti è stato costretto a leggere un messaggio rivolto al presidente dell’Ecuador Daniel Noboa: “Hai dichiarato guerra e avrai la guerra”.
Il 36enne Noboa è il più giovane presidente nella storia del Paese, è stato eletto tre mesi fa e ha dimostrato fin da subito un approccio duro nei confronti della criminalità. In particolare, sta adottando alcune misure per riprendere il controllo delle carceri, molte delle quali sono attualmente in mano alle bande criminali di narcotrafficanti che da diverso tempo ormai si sono infiltrate in vari apparati dello Stato.
Secondo il governo, è stato proprio questo piano a provocare l’ultima ondata di violenze che, dalle carceri, si sono spostate nelle strade delle città (con esplosioni, saccheggi di negozi, attacchi a ospedali, veicoli bruciati, scontri a fuoco che hanno provocato la morte di alcune persone).
Un’elezione importante
Oggi a Taiwan si vota per eleggere il presidente e rinnovare il parlamento.
Il ritorno alle urne nell’isola (che conta 23 milioni di abitanti e si trova nell’oceano Pacifico) sarà seguito con molta attenzione da tutto il mondo, soprattutto per le conseguenze che il voto potrebbe avere nei rapporti tra la Cina e questo Paese, piuttosto complicati.
Taiwan, infatti, è uno Stato indipendente dal 1949, ma è sempre stato considerato dalla Cina una sua provincia ribelle, cioè una parte del suo territorio destinata a “riunificarsi” con il resto del Paese. L’equilibrio tra Cina e Taiwan, dunque, è precario e queste elezioni saranno fondamentali per capire quale sarà il livello delle tensioni nei prossimi anni.
Secondo i sondaggi, il candidato favorito è Lai Ching-te: attualmente vicepresidente, è uno dei principali esponenti del Partito Progressista Democratico (Dpp), di centrosinistra, e sostenitore del movimento che propone un allontanamento maggiore di Taiwan dalla Cina. Sfiderà altri due candidati: Hou Yu-ih del Partito Nazionalista Cinese (Kmt), il principale partito conservatore del Paese, nonché il più favorevole a mantenere buoni rapporti con la Cina, e Ko Wen-je, l’ex sindaco della capitale Taipei, come indipendente.
Se Lai fino a qualche anno fa si dichiarava favorevole all’indipendenza dell’isola, di recente ha moderato le sue posizioni, ma una sua vittoria potrebbe comunque modificare i rapporti tra Taiwan e Cina (che non ha mai preso bene nessun tentativo di una maggiore autonomia dell’isola). Se il Dpp dovesse rimanere al potere, il presidente cinese Xi Jinping potrebbe continuare a fare pressioni economiche e militari, ma al momento non si teme un’azione esplicita, come l’invasione, che avrebbe un costo molto alto per la Cina.
Una vittoria di Lai potrebbe aggravare però gli attriti tra Cina e Stati Uniti che sono tra i più forti sostenitori dell’indipendenza di Taiwan e ne assicurano in pratica la sicurezza, fornendo sostegno militare all’isola.
Nel resto del mondo
C’è stato un attacco militare contro gli Houthi: tra giovedì e venerdì una coalizione di Paesi guidata dagli Stati Uniti ha bombardato vari siti militari usati dai ribelli Houthi in Yemen, in risposta agli attacchi delle ultime settimane contro le navi commerciali nel Mar Rosso. Il gruppo armato ha ribadito che continuerà a “prendere di mira le navi israeliane fino alla fine dell’aggressione contro Gaza”.
Uno scandalo in Germania: si è scoperto che in Germania a novembre è stato discusso un piano per l’espulsione di massa delle persone immigrate durante un incontro tra alcuni esponenti del partito di estrema destra “Alternative für Deutschland” e vari membri del movimento neonazista tedesco. L’operazione, definita “remigrazione”, prevede di varare leggi per allontanare i “cittadini tedeschi non assimilati”.
Il Sudafrica ha condannato Israele: alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja, il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, si sono svolte le prime udienze per la causa presentata dal Sudafrica contro Israele, accusato di aver violato la Convenzione sul genocidio. Secondo Israele l’accusa è “totalmente distorta” rispetto alla realtà del conflitto nella Striscia di Gaza.
Niente più carne di cane in Corea del Sud: il Paese ha approvato una legge che dal 2027 vieterà l’allevamento, la macellazione e la vendita della carne di cane. Per i trasgressori saranno previste pene fino a tre anni di carcere o multe pari a circa 20mila euro.
Blinken è tornato in Medio Oriente: il segretario di Stato statunitense Antony Blinken è tornato per la quarta missione diplomatica in Medio Oriente in tre mesi e al termine del viaggio ha dichiarato che la guerra tra Israele e Hamas non sta degenerando in un conflitto regionale più ampio, ma ha ammesso che il rischio ci potrà essere.
Spuntino di mezzanotte, anyone?
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Brutta bestia il mal di testa.
La guerra è sempre più tecnologica.
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