Qualche problema per la RAI
Tra proteste contro la Rai, recessioni giapponesi e nuove amicizie argentine, buona settimana con le Weekly Pills!
Recappigro
Ci sono state violente proteste davanti alle sedi della Rai, accusata di “censura” dopo gli appelli pro-Palestina di alcuni cantanti in gara a Sanremo.
La città di Rafah sta per essere invasa da Israele che questa settimana ha attaccato l’ospedale Nasser, tra i pochi ancora funzionanti nella Striscia di Gaza.
Il Giappone è in recessione; dopo le ultime uscite di Donald Trump si è tornati a parlare di Nato e del contributo militare dei Paesi europei.
Rai televisione IsRAIliana
Questa settimana davanti alle sedi della Rai di Napoli, Torino e Bologna ci sono stati violenti scontri tra la polizia e centinaia di manifestanti. Le proteste sono state organizzate per denunciare il comportamento adottato dalla Rai in seguito alle dichiarazioni a favore della popolazione palestinese fatte da alcuni cantanti in gara al Festival di Sanremo.
Tutto è iniziato con lo “Stop al genocidio” pronunciato sabato scorso dal cantante Ghali al termine della sua ultima esibizione al Festival. Pur senza un riferimento esplicito al conflitto in corso nella Striscia di Gaza, le affermazioni di Ghali (e già in precedenza quelle del collega Dargen D’Amico sul “cessate il fuoco”) hanno provocato accese reazioni.
Prima quella dell’ambasciatore israeliano (che su X ha scritto: “Vergognoso che il palco del Festival sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni”), poi quella dell’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio. Ma andiamo con ordine.
Il giorno successivo alla finale del Festival, è andata in onda su Rai 1 la puntata speciale di “Domenica In” dedicata a Sanremo. Tra gli ospiti anche Dargen e Ghali che hanno rinnovato i loro appelli, tornando a parlare di genocidio e guerra. A un certo punto della trasmissione, però, dopo i loro interventi, è stato letto dalla conduttrice Mara Venier un comunicato in cui l’Ad Roberto Sergio esprimeva solidarietà a Israele: nessuna parola, invece, in merito ai quasi 30mila morti palestinesi e alla complicata situazione umanitaria nella Striscia di Gaza.
La lettura del comunicato è stata molto criticata ed è la ragione principale delle proteste, a cui hanno partecipato alcuni gruppi e movimenti di sinistra radicale, tra cui Potere al Popolo, e associazioni filo-palestinesi come “Rete per la Palestina Libera” e “Giovani palestinesi”.
In tutti i presidi le persone avevano cartelli con slogan critici nei confronti della Rai e del governo Meloni, bandiere palestinesi e striscioni per “denunciare la negazione del genocidio, la censura e la narrazione filo-israeliana della Rai”. A Napoli e Torino martedì, a Bologna giovedì, la situazione è presto degenerata: i manifestanti, infatti, avanzando verso i cancelli degli ingressi Rai, si sono scontrati con le forze dell’ordine che li hanno respinti con scudi e manganellate, ferendo alcune persone.
Sulle dichiarazioni dei cantanti in gara al Festival si è pronunciato anche Alessandro Morelli, senatore della Lega e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che ha proposto il Daspo (il divieto ad accedere a manifestazioni sportive, una misura pensata per lo più per contrastare la violenza negli stadi) per gli artisti che fanno “propaganda politica” sui palcoscenici della Rai e che, quindi, dovrebbero “stare fuori dalla Rai per un periodo di limbo”, perché “un artista fa musica, non politica”.
Dove andare?”
L’invasione di Rafah, l’ultima grande città della Striscia di Gaza non ancora attaccata via terra dall’esercito israeliano, sembra sempre più vicina.
L’offensiva militare è stata annunciata dal governo di Israele settimana scorsa, quando il primo ministro Benjamin Netanyahu ha ordinato all’esercito di “distruggere” delle basi militari di Hamas presenti in questa zona meridionale della Striscia, vicina al confine con l’Egitto (che sta costruendo intanto alcune strutture probabilmente per accogliere e al tempo stesso rinchiudere i palestinesi che oltrepasseranno il confine dopo l’invasione).
In città e nei suoi dintorni sono attualmente ospitati circa 1,4 milioni di palestinesi: da fine ottobre, infatti, moltissime persone si sono rifugiate nel sud della Striscia, dove però nelle ultime settimane si sono intensificati gli attacchi da parte dell’esercito israeliano e ci sono stati anche diversi bombardamenti.
A Rafah la gran parte dei civili è sistemata in tende o per strada e il rischio di un ulteriore massacro di civili è molto alto, vista anche l’elevata densità di persone presenti nel territorio e l’impossibilità di scappare. Non ci sono, infatti, altri luoghi dove le persone potrebbero spostarsi.
Nel frattempo, un’altra città meridionale è stata colpita: giovedì a Khan Yunis, ormai da settimane circondata dai combattimenti, l’esercito israeliano è entrato nel Nasser Medical Complex, l’ospedale più grande rimasto aperto nell’intera Striscia di Gaza e usato come rifugio da migliaia di palestinesi sfollati. Secondo Israele la struttura sarebbe sfruttata dai miliziani di Hamas e nasconderebbe anche alcuni ostaggi: accuse negate dal gruppo radicale palestinese e, per il momento, ancora senza effettivo riscontro.
Notizie preoccupanti anche sul fronte dei negoziati: Netanyahu, dopo aver rifiutato una tregua di quattro mesi e mezzo proposta da Hamas che prevedeva la liberazione di tutti gli ostaggi in cambio del ritiro completo dell’esercito israeliano, ha deciso questa settimana di interrompere qualsiasi trattativa, in attesa che Hamas riveda alcune proposte considerate “inaccettabili” da Israele.
Nel resto del mondo
Il Giappone è in recessione: per il secondo trimestre di fila il Pil del Giappone si è ridotto a causa dell’inflazione e della debolezza dello yen (la valuta locale): il Paese ha perso il terzo posto nella classifica delle economie più grandi al mondo.
Parola d’ordine “sicurezza”: è iniziata ieri la Conferenza sulla sicurezza di Monaco. A questa 60esima edizione partecipano oltre 120 Paesi per discutere dei conflitti in corso in Medio Oriente e in Ucraina, ma anche di cooperazione internazionale, clima e IA.
Trump e le minacce alla Nato: Donald Trump durante un comizio elettorale in South Carolina, rievocando un presunto dialogo avvenuto negli anni della sua presidenza, ha ribadito che inviterebbe la Russia “a fare il diavolo che vuole”, se un Paese Nato non rispettasse gli impegni di spesa militare previsti dall’alleanza.
Primi incontri e interviste esclusive: il neopresidente argentino Javier Milei ha incontrato a Roma il Papa (che in più occasioni ha definito un “imbecille” che “promuove il comunismo”). Si è recato poi in visita ufficiale al Quirinale e a Palazzo Chigi e ha rilasciato un’intervista a “Quarta Repubblica” (Rete 4) in cui ha affermato che “lo Stato è un’associazione criminale”.
Non è stata una bella settimana per la Rai.
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